martedì 15 maggio 2012

L'Armageddon dei "derivati"

Un giorno chiesero a Warren Buffet: "Cosa ne pensa dei derivati?"; e lui rispose: " I derivati? Sono un'arma di distruzione di massa".
Se è questo il giudizio del più grande finanziere del mondo, un arzillo vecchietto che (insieme all'altro nonnino terribile George Soros) può muovere una quantità di denaro tale da mandare in crisi un'intera economia nazionale, potete farvi un'idea della mostruosità del mercato dei titoli derivati.


E' di questi giorni la notizia che Jp Morgan ha pubblicamente dichiarato di aver perso, anzi bruciato, la bellezza di 2 miliardi di dollari. Il suo Ceo Jamie Dimon, soprannominato nell'ambiente Voldemort (il cattivone della saga di Harry Potter), ha detto che si tratta di una perdita dovuta a qualche investimento sbagliato. E lo ha fatto con la serenità di chi ha investito sul sicuro, ma è rimasto fregato da serie di eventi sfortunati ed imprevedibili: poverino!



Ora, 2 miliardi sono una cifra enorme...per l'economia reale. Non che nell'ambito della finanza siano noccioline; ma se si inquadrano e relazionano a quello che è il giro di affari stimato del mercato dei derivati mondiale, la cifra diventa di colpo più piccola. Molto piccola.


Per capirci meglio, leggete con attenzione la cifra a cui ammonta l'esposizione di Jp Morgan Chase in derivati:

70.100.000.000.000 di dollari

Siete riusciti a leggerlo? E' un numero illeggibile, lo so. Allora vi aiuto: sono 70,1 trilioni di dollari. 
Si tratta di cifre inintelleggibili, fuori dalla capacità di comprensione/comparazione per il 99,99% degli esseri umani; o contribuenti, visto che parliamo di soldi. Ora capite perchè 2 miliardi siano "nuts", noccioline.


Il fatto è che stiamo parlando di una sola banca. E non la sola ad operare sul mercato dei titoli derivati. Eccovi qualche dato sui competitors di Jp Morgan:




  • Citibank:                52,1 trilioni di dollari 
  • Bank of America:  50,1 trilioni di dollari 
  • Goldman Sachs:     44,2 trilioni di dollari 
Nel complesso, le sole grandi investment banks americane hanno in pancia l'iperbolica cifra di 200 trilioni di derivates. Tenete presente che il Pil mondiale è tre volte inferiore. Poi ci sarebbero da aggiungere le esposizioni del resto del mondo; le stime qui diventano difficili, ma secondo gli esperti si parla di almeno 700 trilioni. Ripeto: 700 trilioni.


Se qualcuno pensava che il 2008 fosse stata una parentesi difficile, ma sistemata ed archiviata per sempre, deve clamorosamente ricredersi: è stato solo un antipasto della cerimonia del crollo finanziario. Una specie di raffica di cannonate, al confronto delle esplosioni atomiche che potrebbero generarsi dallo scoppio della immane bolla dei derivates.


I Governi sono stati impotenti ed inconcludenti all'indomani dei crac Lehman Brothers ed Aig nel 2008; e lo sono ancora di più oggi. Le mani hanno paura di mettercele tutti, perchè è come andare a vedere in che condizione si trova un reattore nucleare di Fukushima: hai poco da fare e sai che rimetti la pelle dopo un pò.


Se la crisi dell'Euro è un problema regionale che rischia di creare problemi all'economia mondiale, i disastri della finanza e dei suoi folli prodotti a base di scommesse disperate sono l'Armageddon per l'economia planetaria.


I Governi e le Banche Centrali non hanno la forza per poter gestire ed ammortizzare la caduta di questo sistema. A meno di non voler rivedere completamente il paradigma su cui si fonda l'economia a cavallo tra la fine del secondo e l'inizio del terzo millennio. 


Ma:

  • Esiste una leadership dirigente disposta a farlo? 
  • Esiste una conoscenza ed un consenso diffuso per sostenerlo?
  • Esiste una chiara volontà di reset?



Oggi sicuramente no. E nemmeno ci si pongono questi interrogativi. Ma presto potremmo essere chiamati a rispondere.


Stay tuned





6 commenti:

  1. Ciao carissimo Peppe. I tuoi post sono sempre illuminanti.
    POSSO RISPONDERE ALLE TRE DOMANDE?
    ..si?
    GRAZIE (lo so che osno domande retoriche...)

    1)NO. Dal secolo scorso all'attuale siamo di fronte alla più grossolana mancanza di leadership di tutta la Storia. E in contemporanea alla più grande rivoluzione energetica, quella che ci ha fatto credere di essere superdei.

    2)NO, per il motivo uno. Fare comunicazione chiara per condividere il destino comune è difficile spesso a livello di famiglia (che è una entità privata) figurati a livello planetario e pubblico. Serve volontà e soprattutto capacità di coordinamento e condivisione. Anzichè imporle le cose occorrebbe condividerle.

    3) NO. Abbiamo sprecato tempo in chiacchiere e distintivo, adesso non c'è più tempo di condivisione ma di RAPIDISSIME scelte impopolari per fare reset (basta spreco di risorse, riduzione impatto antropico). L'economia e la finanza sono "solo" antropiche espressioni dell'uso delle risorse di questo Pianeta. E si stanno esaurendo e non solo come risorse da estrarre (petrolio e minerali) ma come capacità rigenerativa. L'aria a breve potrà tenere sotto controllo l'inquinamento e l'effetto serra?
    L'acqua dolce, a causa dell'innalzamento del livello marino ed oceanico, si ridurrà ancora a fronte di un aumento della pressione antropica. Cosa berremo?
    E il suolo, sempre più rovinato, bucato e impermeabilizzato, come potrà darci ciclo dell'acqua e aria, e cibo per alimenti?

    MANGEREMO DERIVATI?
    Speriamo siano digeribili e sufficienti per la sopravvivenza della specie habilis...molto habilis ma poco, pochissimo saggia.

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  2. Ciao Daniela,
    è sempre un piacere leggerti.

    Come hai sottolineato anche tu, le mie erano domande retoriche; ed a quelle domande lasciavo chiaramente intendere il mio orientamento sulla risposta.

    Le tue risposte hanno perfettamente senso, anche se si focalizzano principalmente sul problema ecologico.

    Ad ogni modo, quale che sia il percorso dal quale proviene la presa d'atto dello situazione critica nella quale ci troviamo, su un punto non si può che essere d'accordo: c'è bisogno di rifondare il nostro modello economico-politico-sociale.
    E piuttosto rapidamente...

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  3. Ciao Peppe, grazie per la stima.
    In realtà non sono io a focalizzarmi SOLO sul problema ecologico ma casomai chi pensa di doversi SOLO occupare di problemi antropici come l'economia e la finanza.
    Quello che tento di dire e che continuerò a dire è che la finanza deriva dall'economia reale la quale prende le risorse DAL PIANETA e non dall'universo (di cui ignoriamo dimensioni e qualità di vita). Se proseguiremo, noi Homo Habilis poi divenuto falsamente Sapiens (ti pare che siamo sapiens...) riusciremo a ridurre talmente male l'Ambiente (dal latino SIGNIFICA tutto ciò che ci sta attorno) che non potremo fare nemmeno la cosa che facciamo in continuazione senza nemmeno rendercene conto: respirare. Serve che l'economia si colleghi all'ecologia, visto che "oikos" da cui "eco "è la matrice di entrambe.
    E significa CASA.
    Mi sento tanto E.T. adesso...;)

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  4. Daniela, il tuo approccio si muove su un piano di cultura e consapevolezza... che sta molto al di sopra di quelli frequentati dal 99% degli "Habilis".

    Per questo io mi accontenterei già di far salire la consapevolezza al piano antropico; poi, compresi i suoi problemi, da lì è più facile intravedere e decidere di salire ancora più su.

    Ciao E.T.....;)

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  5. Io fossi in te controllerei meglio il significato di trilione http://www.treccani.it/vocabolario/trilione/
    Ovvero... 70 trilioni di dollari sono 70mila miliardi di dollari e non 70 miliardi di miliardi di dollari!

    Di certo la situazione rimane preoccupante... ma se parli di economia, sfondoni tipo questi non li puoi fare... (ma non ti è neanche venuto il dubbio che fossero un po' troppi?!)

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  6. Ciao Fede, grazie per la segnalazione del refuso.
    Queste sono le cose che succedono quando non si rilegge con attenzione quanto si è scritto.

    Del resto, non so gli altri, ma abitualmente io non mi ritrovo a dover trasporre cifre come i trilioni. E quando si va di fretta a scrivere...

    Ad ogni modo bisognerebbe precisare: nel sistema internazionale il trilione è un numero naturale che equivale a 10 alla diciottesima(18 zeri), e quindi 10.000.000.000.000.000.000 (dieci miliardi di miliardi).

    Nel sistema anglosassone ed americano, e quindi le cifre a cui si riferiscono le esposizioni bancarie di cui parlo nel post, il trilione indica un numero che è 10 alla dodicesima (12 zeri): quindi diecimila miliardi.

    Se si hanno dubbi, si può controllare: http://it.wikipedia.org/wiki/Trilione


    Per concludere, e ribadendo la responsabilità per il super-refuso, un'ultima considerazione.
    Quando si ragiona di cifre che evidenziano un valore della finanza di 3 o 4 volte il valore del Pil mondiale, a prescindere dagli zeri parliamo di follia allo stato puro.

    E' stato superato il limite della razionalità, e tre o sei zeri in più non fanno differenza: sempre di assurdo si tratta.
    Questi sono gli scempi della moneta fiat messa in mano alle banche ed alla finanza.

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